Michael Jackson: un pensiero

La prima reazione, a notte fonda, di fronte al monitor del Mac, è stata quella di incredulità, di un grande straniamento…

Poi, man mano che la notizia si rendeva inquivocabilmente reale, è stato uno solo il pensiero che si è fatto avanti: quello rivolto a MJ bambino.

Forse perché si trattava degli anni della Motown (a cui musicalmente siamo più legati), forse perché a quella infanzia negata vanno ricondotti i motivi di tante contraddizioni di un uomo dalla maturità mai compiuta, forse perché il canto di quel bambino non era ancora stato intaccato dal peso dello star system e delle sue forzature…

Nelle ore successive mi capitava di leggere due testimonianze che riguardavano proprio quel periodo della sua vita

Il promoter David Zard: “Facevano anche 3 concerti in un giorno, purché le 3 sedi non fossero a  più di 100 miglia di distanza. Chiesi come potessero sopportare una mole di lavoro così enorme, soprattutto con Michael,  ancora bambino. Mi risposero: Lavoro? Fatica? Veniamo dall’Indiana, fino a qualche generazione fa la nostra gente era ancora in schiavitù…”

E soprattutto Barry Gordy (fondatore della Motown): “Lo sentimmo cantare Who’s loving you di Smokey Robinson, con una tale intensità che sembrava che avesse interpretato quella canzone per 50 anni. Non riuscivamo a credere a quel vecchio uomo dentro al corpo di un bambino”

Al tempo, di anni ne aveva solo 10… Spero trovi pace

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